Federico racconta la sua storia sul Ca’ Moro
Federico racconta i suoi giorni su Ca’Moro: “una bella soddisfazione. Era emozionante incontrare i clienti e farli contenti. La cosa che preferivo era stappare il vino anche se a volte era un po’ difficile. Mi piaceva servire il ponce e fare i caffè alla macchinetta. Presentare i piatti, le varie pietanze, i dolci. Mi dava soddisfazione anche perché a me piace mangiare bene e i piatti li conoscevo perché la cuoca ci faceva gli assaggini prima di iniziare il servizio. Sono stato contento di guadagnare i miei stipendi e levarmi delle soddisfazioni con i miei soldi. Ero proprio contento delle mance perché voleva dire che i clienti andavano via contenti”.
E’ la sorella Michela a raccontare la storia di Federico che oggi ha 46 anni: “dopo la fine delle scuole superiori fu inserito dall’assistente sociale di riferimento presso un ufficio, ma le cose non andarono bene nonostante il grande affetto dei colleghi: si annoiava, non aveva compiti che lo soddisfacessero e lo rendessero contento di quella situazione lavorativa. Con mia madre decidemmo quindi di farlo smettere. Successivamente incontrammo la realtà del Parco del mulino e Federico, dapprima diffidente, si trovò molto bene. Fece dei corsi di formazione proposti dagli educatori; poi iniziò la sua esperienza lavorativa, prima al Bed&Breakfast e successivamente al Ca’Moro. Parallelamente, oltre allo sport Federico si è dedicato molto al teatro: queste esperienze sono state molto formative per lui. Lavorare sul Ca’Moro è stato importante per Federico; oltre alla soddisfazione di svolgere mansioni che conosce e per cui è competente, era il contatto con il pubblico a piacergli molto, soprattutto di grande soddisfazione era avere uno stipendio e guadagnare qualche mancia, senza contare i selfie che i clienti chiedevano ai ragazzi”.
“Sono stato contento di guadagnare i miei stipendi e levarmi delle soddisfazioni con i miei soldi. Ero proprio contento delle mance perché voleva dire che i clienti andavano via contenti.”
Federico traccia un bilancio della sua vita: “io sono soddisfatto. Sono contento di fare nuoto, partecipo anche a qualche gara, mi piace veramente il teatro, perché negli anni mi ha dato tante soddisfazioni e guadagno, con la compagnia Mayor Von Frinzius e Paolo Ruffini. Ho partecipato anche in tv a Colorado e in alcuni film. Sono molto preoccupato per il lavoro e spero che riparta il prima possibile il Ca’Moro. Per fortuna abbiamo continuato a trovarci con i colleghi perché abbiamo anche la pizzeria e poi facciamo ancora corsi di formazione, ma l’esperienza del Ca’Moro è stata indimenticabile. A volte non mi rendevo conto che sbagliavo e la responsabile di sala mi correggeva. Ma peggio di tutto era quando c’erano clienti stranieri: lì mi ci sarebbe voluto proprio un corso di inglese”.
La storia di Federico rappresenta difficoltà più generali: “purtroppo – sottolinea Michela – ci sono ancora problemi per gli inserimenti nel mondo della scuola e peggio ancora del lavoro. Mi pare che i percorsi non siano semplificati, anzi, le persone svantaggiate subiscono ancora di più. Credo che per Federico la fortuna sia stata di aver incontrato valide ed esigenti insegnanti, gli Scout, il teatro e l’opportunità del Parco del Mulino, perché la formazione prima e l’accompagnamento poi in un mondo lavorativo protetto ed adeguatamente preparato sono stati importanti. Oggi Federico è una persona realizzata: bello l’ambiente in cui lavora, belle le relazioni con i colleghi e i formatori; Federico ha un bel carattere, è molto socievole e ama stare con le persone, apprezza e segue tutto lo sport ed è aggiornato sui fatti che succedono nella città e nel mondo, e ha avuto con il teatro molte opportunità e soddisfazioni. Ai genitori di bambini disabili auguro di vivere nel mondo della disabilità accompagnati da persone capaci che sappiano stimolare ed esigere, sì uso proprio il termine esigere, dai ragazzi il loro massimo, senza quel pietismo che è la loro rovina”.
Il sogno di Federico? “Che il Ca’Moro torni al suo splendore anzi di più”.