Dario Cherici insignito dal Presidente Mattarella del titolo di commendatore
Gli amici lo chiamano affettuosamente Pennellone, per la sua altezza e cordialità, ma Dario Cherici, nato a Leccio nel comune di Reggello nel 1943, è diventato, suo malgrado, un esempio del volontariato italiano. Nel febbraio 2024 il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo ha insignito del titolo di “Commendatore” con questa motivazione: “Per la sua lunga attività di volontario che lo ha portato anche ad operare per le popolazioni colpite da calamità naturali quale è stata l’alluvione nella provincia di Prato. La solidarietà costruisce il futuro. Non si tratta di piccoli comportamenti propri della piccola dimensione della vita quotidiana, questi comportamenti seminano sentimenti, convinzioni, modi di pensare che sono quelli che cambiano il mondo. Quello che fate è prezioso per il nostro Paese e per la concezione della vita umana”.
Parlare con Dario è come immergersi in un fiume impetuoso. Le sue parole semplici e schiette, ti trascinano, ti prendono il cuore e un minuto dopo vorresti uscire e andare ad impegnarti in prima persona come volontario, poco importa se a salvare vite, a curare gli animali, a difendere l’ambiente.
Come dice Dario, “non c’è cosa più preziosa che donare il proprio tempo per aiutare gli altri”.
“Ho sempre voluto impegnarmi direttamente e in prima persona per aiutare. Vengo da una famiglia di contadini e fin da piccolo aiutavo gli altri agricoltori per qualunque cosa. Nella nostra comunità rurale tutti si aiutavano senza chiedere nulla in cambio”.
Ricorda che il primo vero intervento come volontario l’ha fatto nel 1966, in occasione dell’alluvione di Firenze. “Era la notte del 3 novembre, giorno del mio compleanno. Con un amico eravamo fuori casa e guardavamo il fiume Arno che si ingrossava, tutti pensavamo sarebbe successo qualcosa, tanta era l’acqua che stava passando. Abbiamo sentito dei forti boati, come delle esplosioni nella notte e siamo corsi a vedere. Era il trattore con alla guida un agricoltore che stava affondando nell’acque del fiume che nel frattempo era esondato. Abbiamo salvato l’uomo e poi abbiamo continuato ad aiutare tutti i nostri vicini a mettersi in salvo”.
Nel corso degli anni ha partecipato a tantissime operazioni sia in Italia che all’estero. ”Dall’Albania, alla Ex Yugoslavia, dagli interventi di soccorso stradale, ai terremoti in Umbria, Abruzzo ed Emilia, fino alle alluvioni più recenti, una vita passata sempre in prima linea.
“Ci sono stati momenti in cui ho avuto paura, ma mai momenti in cui ho messo in dubbio il mio impegno. Su tutti ricordo i viaggi nella ex Yugoslavia. Missioni durissime in cui veramente ho toccato con mano la violenza e la guerra. Una volta durante una missione a Mostar dovevamo consegnare dello zucchero ed altri alimenti per un ospedale nella zona controllata dalle truppe serbe. Dovete sapere che lo zucchero era uno degli alimenti vietati perché poteva essere utilizzato anche per altro. Noi avevamo un furgone carico di tutte queste cose, per la maggior parte vietate dai serbi ma fondamentali per l’ospedale pediatrico. Abbiamo modificato il furgone mettendo un sottofondo e coprendo questi prodotti con casse di altro materiale tipo scatolette di pelati. Al posto di blocco, un militare ha notato che le ruote del furgone erano molto basse, eravamo stracarichi ed ha chiesto di visionare l’interno. Hanno trovato le scatolette di pomodori, ma non erano convinti, bastava che ne spostassero alcune e avrebbero trovato il resto. In quel momento con un mitra puntato in faccia e con il militare che si stava recando nel retro del furgone ho pensato veramente al peggio. Siamo stati salvati da una
serie di bombe cadute vicino che hanno messo in allarme i militari e noi nella confusione siamo ripartiti. Certo ho avuto paura, ma questo è nulla in confronto alla fame e alla povertà dei bambini del Saharawi, ai feriti della guerra in Kosovo e alla disperazione di chi ha
perso tutti nelle calamità naturali.”
Dario per i volontari di tutta Italia è un’istituzione. Ha cominciato ad aiutare il prossimo nel 1974, entrando è nella grande famiglia di Anpas Toscana e da allora non si è mai fermato.
«Siamo orgogliosi per la nomina di Dario a commendatore da parte del Presidente – ha detto il presidente di Anpas Toscana, Dimitri Bettini. Una nomina che nobilita tutto il nostro movimento. Dario rappresenta da sempre un esempio per i giovani che si avvicinano al nostro mondo.”
“Il cuore del mio impegno oggi è per i giovani, dichiara con voce ferma Dario, sono loro che devono prendere il nostro posto. Verso di loro non dobbiamo esercitare nessuna autorità, ma dare loro motivazioni, ascoltare i loro dubbi e le loro paure. Dobbiamo rispondere alle domande insegnando la cultura “del fare”. Io ho sempre voluto fare questo: salvare le persone e aiutare chi ha bisogno. L’età non mi ha mai scoraggiato. Quando il Presidente Mattarella mi ha chiamato per annunciarmi questa onorificenza, io gli ho detto che non la meritavo. Questo riconoscimento è, senza dubbio, importante, ma io sono orgoglioso di quello che ho fatto da sempre, e ci sono tante altre persone meritevoli come e più di me. Finché posso camminare, vado avanti, non mi arrendo”.
Ed è proprio per questa modestia dell’uomo nel nascondere il suo grande cuore solidale che Dario può essere considerato un angelo del nostro tempo. Wim Wenders, geniale regista cinematografico che di angeli se ne intende, ha dato una bellissima definizione di quelle che per molti sono figure celestiali, per altri mitologiche ma che per noi sono semplicemente esseri umani che hanno capito il segreto della nostra vita. Persone che interpretano il tempo concesso in questa terra con la giusta dimensione: “Gli angeli dei nostri tempi sono tutti coloro che si interessano agli altri prima di interessarsi a se stessi”.