Koinè: una storia di reazione alla crisi

La cooperazione sociale protagonista di un nuovo e moderno stato sociale

Come vive una cooperativa sociale all’interno della crisi e delle trasformazioni che stanno interessando la società italiana e non solo questa? Koinè può essere un indicatore importante. Per dimensione: 778 occupati; i soci sono 444 soci di cui 111 lo sono diventati nel 2023. Per attività: oltre 23 milioni di ricavi. Per risultati economici positivi: costanti da 30 anni esatti.
Le sfide da affrontare sono molte, come ricorda la stessa cooperativa nel suo bilancio 2023. “Ci troviamo all’interno di una trasformazione epocale, che la pandemia ha accelerato: crisi demografica (invecchiamento e denatalità), cambiamento dei paradigmi familiari e lavorativi, trasformazione digitale, cambiamento climatico. In questo contesto aumentano le disuguaglianze e i divari tra le persone nelle comunità e la coesione sociale è a rischio”.

Koinè le affronta, in primo luogo, stando sul mercato. La presidente Elena Gatteschi: “Nel 2023 abbiamo fatto 111 nuove assunzioni e investiti oltre 800mila euro. L’utile netto ha superato i 600mila euro con una presenza sempre più diffusa nei servizi per anziani, infanzia, disabilità, psichiatria. Questi dati sintetizzano la nostra attività. La carta d’identità è quella di impresa sociale di comunità. All’interno di quest’ultima abbiamo creato nuovi servizi e nuova occupazione, realizzando rapporti con il sistema pubblico e quello associativo e del volontariato”.

La cooperazione sociale sta chiudendo la sua fase di relativa marginalità nel sistema economico italiano ma questa tendenza deve essere rafforzata e quindi consolidata. “La cooperazione sociale – ricorda Elena Gatteschi – deve essere soggetto attivo e paritario nella definizione delle politiche sociali in questo paese. E per farlo deve essere protagonista politica e formidabile soggetto imprenditoriale. Noi dobbiamo dimostrare, con il lavoro di tutti i giorni, che i servizi alla persona, la cura degli anziani, dei bambini, delle persone svantaggiate è non solo giusta ma anche possibile e determinante per evitare il declino della società. Dobbiamo essere protagonisti della battaglia più generale non solo per la difesa ma anche per lo sviluppo e la diffusione di diritti essenziali quali quelli alla salute e alla tutela sociale. Noi, e penso a Koinè, siamo chiamati a fare la nostra parte. Abbiamo fatto moltissimo. Possiamo fare di più? Certamente ma forse non da soli. Il senso della nostra vita imprenditoriale è nella nostra carta d’identità: cooperare”.

Koinè parla di collaborazione generativa: “per costruire il futuro abbiamo bisogno di dialogare sulle priorità e di una grande alleanza che unisca tutti soggetti in gioco, pubblici e privati, attorno all’interesse pubblico, ciascuno con le proprie capacità e competenze. Occorre riconoscere le interdipendenze che legano Istituzioni, Imprese e orientarci a una collaborazione generativa, che crei inclusione, opportunità di crescita e sviluppo delle nostre comunità”.
Oggi assistiamo alla silente ma voraginosa erosione dei diritti di cittadinanza. “Lo Stato si sta ritirando dalle funzioni base: non ci si cura se non si hanno soldi, chi deve prendersi cura di persone non autosufficienti è solo e spesso senza risposte adeguate, il diritto allo studio è retorico, cresce la povertà educativa, l’istruzione post diploma / universitaria non è accessibile a tutti, il lavoro se c’è è quasi sempre precario. Rispetto a questi fenomeni davvero evidenti ma spesso taciuti, il nostro impegno ha sempre assunto una forte valenza politica: i problemi irrisolti della comunità sono i nostri problemi, la mancata applicazione dei Lea, della Legge sulla non autosufficienza, la mancata definizione dei Dopo di Noi, la carenza di opportunità per i giovani sono un nostro problema su cui lavorare per costruire opportunità/risposte insieme alla buona occupazione stabile”.