Disabili: il diritto alla sessualità

La mozione di Iacopo Melio al Consiglio regionale della Toscana

Iacopo Melio ha poco più di  trenta anni, eppure lo conoscono tutti. Toscano, giornalista, scrittore,  animatore di battaglie di civiltà e per i diritti, Consigliere regionale della Toscana. Si nutre di musica, sogni e poesia, ma quando prende di punta un obiettivo, non molla. Un vero rompiscatole. La sua campagna #Vorreiprendereiltreno è stato punto di riferimento nazionale per il sociale e la disabilità. Si, la disabilità, un pesantissimo macigno che si porta addosso con ostinazione, coraggio e dignità.  Spesso dialoga anche con Max Ulivieri, un altro toscano, che vive a Bologna, pure lui impegnato per la difesa dei diritti delle persone con disabilità e soprattutto per il diritto alla sessualità, per tutti. Con la sua associazione Love Giver, Max si batte da sempre per la formazione di operatori alla emotività, alla affettività ed alla sessualità. E così Iacopo ha presentato al Consiglio regionale una mozione che tenta di rilanciare una battaglia già avviata anni fa nella nostra Regione.

Libertà di amare e libertà di essere amati, diritto di poter vivere serenamente la propria intimità e sessualità. Retorica, potremmo commentare. Ma se accostiamo il tema ad una condizione di disabilità ecco tutto si trasforma in un insormontabile tabù, sia culturale che legislativo. Nonostante l’OMS abbia definito la sessualità «un aspetto centrale dell’essere umano lungo tutto l’arco della vita» sembra ancora troppo complicato immaginare che un corpo imperfetto possa provare sentimenti, piacere, desiderio come gli altri. Eppure basta parlare con Iacopo, Max e tutti coloro che ne sono affetti o con le loro famiglie che sempre emerge la questione irrisolta della sessualità. Qualcuno a volte confessa il contatto con la prostituzione, con tutte le implicazioni compresa l’illegalità. Ci si occupa di carrozzine automatizzate, ausili per vestirsi e per mangiare, inserimenti lavorativi, laboratori, gite sociali e paraolimpiadi. Ma nessuno che si occupi della sfera emozionale e sessuale del disabile. 

In paesi come Germania, Danimarca, Svizzera sono previsti servizi di assistenza sessuale di cui si fa carico la sfera pubblica. La mozione Toscana reclama l’istituzione di una figura professionale che non dovrà occuparsi direttamente della soddisfazione dei bisogni sessuo-affettivi del disabile, ma che adeguatamente formato supporti le famiglie e le persone con disabilità nello sperimentare l’erotismo e la sessualità, il contatto fisico e le esperienze sensoriali, conducendo l’individuo nella scoperta del proprio corpo e delle proprie emozioni.

In Italia si fatica persino a parlarne, nonostante gli atti, anche del 2014, in Toscana ed Emilia Romagna e qualche  disegno di legge rimasto a giacere nell’oblio del nostro Parlamento. Nessuna illusione, ma l’azione di Melio è il coraggioso tentativo per far ripartire con più vigore questa battaglia.

Mi auguro adesso che qualche parlamentare raccolga l’appello presentando una nuova proposta di legge in Parlamento. Sarebbe una buona occasione per riportare al centro i diritti di tutti, tutti i diritti.