Dal 2012 a Firenze c’è un’Associazione di Promozione Sociale che si occupa di auto-recupero e cohousing. Flavio Coppola è il responsabile del cantiere di Via Aldini, di cui parla con grande entusiasmo:
“Il nostro obiettivo è riqualificare questi stabili lasciati a sé stessi auto-recuperandoli, abitativamente parlando. Auto-recupero significa che siamo proprio noi dell’associazione ad occuparci dei lavori, avvalendoci ovviamente dell’aiuto di professionisti, ma quello che possiamo lo facciamo da soli, in economia. Dopo esserci occupati dell’Ex Asilo Ritter a Castello che è ormai al termine, oggi ci stiamo occupando dell’ex ospedale psichiatrico per bambini Bice Cammeo di via Aldini”.
L’auto-recupero abitativo è una formula sperimentale adottata dalla Regione Toscana attraverso un bando che dà la possibilità di rispondere al bisogno abitativo attraverso il proprio lavoro e la partecipazione ai lavori di ristrutturazione degli edifici.
“Abbiamo iniziato a parlare di auto-recupero edilizio quando il progetto era già stata sperimentata in paesi del Nord Europa e in alcune parti d’Italia, ma non era mai stato fatto niente del genere in Toscana – spiega Flavio – Abbiamo vinto un bando regionale insieme ad altre realtà e stiamo auto-recuperando attualmente uno stabile importante: ci stiamo lavorando con 20 nuclei familiari. Si tratta dello stabile di Via Aldini che ha una storia molto lunga che parte dall’occupazione negli anni ’90, poi abbiamo iniziato ad occuparci di auto-recupero e presentato dei progetti che sono stati accolti dalla Regione”.
Per finanziare l’auto-recupero dello stabile di Via Aldini, progetto che è stato attuato dal basso con Banca Etica, è stato aperto un crowdfunding. Una raccolta fondi che servirà per ottenere un finanziamento per una parte dei lavori che l’APS non riesce a sostenere.
“Lo stabile quando sarà terminato darà alloggio ad una ventina di famiglie. Il bando prevedeva il recupero di una somma che poi è stata ampiamente superata da vari problemi che sono sopraggiunti, intoppi con le ditte appaltatrici, aumenti dei costi, e molto altro. Per questo ci ritroviamo ad avere un aumento delle spese, da qui nasce l’idea della raccolta fondi che si è aperta il 27 novembre e che si chiuderà il 27 gennaio”.
Alcune parti dello stabile di Via Aldini, essendo stato un ex ospedale psichiatrico, sono sì alloggi, ma c’è anche una cucina, una scuola ed una palestra. “La palestra – dichiara soddisfatto Flavio – è uno spazio che noi vogliamo recupere attraverso questo crowfunding che ci serve per comprare il materiale per poterlo recuperare. Servono i materiali per mettere nuovi pavimenti in laminato, cambiare i vetri alle finestre, per riscaldare e rinfrescare l’ambiente, così che sia possibile usarlo sia d’estate che d’inverno. Auto-recupero significa che i lavori li facciamo noi per quanto possibile, in autonomia e con tanta mano d’opera. Ovviamente a parte il nostro lavoro c’è bisogno di tecnici da pagare, ad esempio per mettere a norma l’edificio”.
La palestra a cui fa riferimento Flavio sarà però una palestra “speciale” perché sociale: “Non sarà solamente una palestra, ma un luogo aperto a tante iniziative. Qui si potranno fare corsi, riunioni, seminari, incontri, mostre d’arte, concerti, cene, iniziativa di vario genere sia politico che sociale, uno spazio aperto e a disposizione di quanti parteciperanno al crowfounding che saranno contattati e che se vorranno potranno contribuire alla gestione della palestra” – spiega meglio il responsabile del cantiere.
Il link per contribuire al crowfounding è questo, e tutti possono fare una piccola parte: https://sostieni.link/34935. Con la realizzazione della palestra sociale, l’APS vorrebbe ampliare il proprio raggio d’azione e coinvolgere più persone.
“Per noi portare avanti progetti è in continuità con quella che è stata la nostra nascita e storia, l’impegno sociale e politico che abbiamo sempre portato avanti. Noi siamo nati come movimento sull’abitare, quindi ci siamo sempre occupati di individuare spazi abbandonati sia pubblici che privati, da ridarli per sottrarli alla speculazione e per dare una risposta diversa proponendo alle istituzioni di recuperare immobili affinché queste abitazioni rimesse a posto andassero a gruppi di cittadini davvero bisognosi, con la formula dell’auto-recupero”.