Koinè, il senso del bilancio sociale

"Ascolto, empatia e fratellanza invece che mercato, collaborazione invece che competizione"

di Paolo Peruzzi*

Le imprese cooperative sociali sono imprese strane: attraverso l’azione imprenditoriale e la leva economica, infatti, perseguono, dovrebbero perseguire, lo sviluppo sociale delle comunità locali in cui operano.

Se creare lavoro di qualità è, indubbiamente, un obiettivo fondamentale, altrettanto rilevante è l’impatto sociale che, attraverso il lavoro quotidiano, si produce nella vita delle persone, delle famiglie, delle comunità …

Il Bilancio sociale, serve, appunto, a misurare e pesare i risultati conseguiti sotto questo profilo in termini di incremento della coesione sociale, delle possibilità di inclusione, di contrasto alla emarginazione, di migliore personalizzazione dei servizi, di concreta partecipazione alla preservazione ed estensione dei beni comuni, in breve di concorso alla elevazione della giustizia sociale.

Si tratta, a ben vedere, di compiti difficili da perseguire e conseguire, a maggior ragione per il fatto che si utilizza la leva economica nella continua ricerca di equilibrio tra l’interesse parziale della cooperativa e quello generale della comunità locale di cui essa è parte ed espressione in un contesto – non solo o non tanto locale – che ha visto dilagare l’urlo invece del ragionamento, le banalizzazioni invece dei tentativi seri di leggere e spiegare la complessità, la corsa corporativa ad accaparrarsi le risorse invece che il rispetto dell’insieme, la retorica folle della competizione e della sfrenata ricerca alla utilità della parte invece che la cultura della collaborazione, del sentirsi responsabili e parte di qualcosa assai più grande ed importante di noi.

Per questo motivo, la discussione sui risultati conseguiti nel lavoro quotidiano deve correre il rischio dell’essere complicata e coinvolgere tutti i portatori di interesse esterni, incorporando nella valutazione anche il loro punto di vista.

Del resto, Koiné persegue secondo una visione precisa – da oramai trenta anni – un disegno di interesse generale che mira allo sviluppo sostanziale della democrazia attraverso la promozione della partecipazione attiva dei cittadini e delle loro organizzazioni, al governo locale, secondo il principio sancito dall’Art.118 della Costituzione.

L’esame del nostro Bilancio sociale è, in questo senso, un’occasione per parlare della vita nelle nostre comunità, di come stiamo e ci sentiamo, di come funzionano le cose e di come si può migliorarle, spingendo tutti nella stessa direzione al di là dei compiti specifici che ciascuno ha, con lo scopo di incrementare il volume e la fruibilità dei beni comuni.

Ascolto, empatia e fratellanza invece che mercato, collaborazione invece che competizione, amministrazione condivisa invece che gare d’appalto, progetti e cittadinanza attiva invece che urli e mugugni, attenzione agli interessi generali invece che premi alle corporazioni ed alle lobby, senso dell’urgenza delle risposte ai bisogni invece che rassegnazione al declino per un nuovo patto sociale di comunità senza il quale la sfida del futuro rischia di essere persa in partenza.

*Presidente cooperativa sociale Koinè, Arezzo