A Napoli un ex opificio tessile oggi è un luogo rigenerato e un punto di riferimento di ragazzi e ragazze di seconda generazione nel cuore del centro storico. Officine Gomitoli, spazio rigenerato e sede della cooperativa sociale Dedalus, apre i suoi corridoi e i suoi saloni colorati a libri, aule e postazioni dove una volta c’erano i macchinari e gli operai che facevano la storia del novecento. La trasformazione post industriale si traduce in un luogo che da produzione di merci è diventato produzione di valori, permettendo a una comunità di far camminare inclusione e lavoro sulla stessa strada. Fuori dalle Officine si muove un’umanità plurale nei colori e nelle lingue di tutto il mondo, Un’officina di idee per le nuove generazioni di Giuseppe Manzo tra il patrimonio Unesco di Porta Capuana e il dedalo dei vicoli della ferrovia, il melting pot napoletano tra mercatini, emarginazione e street food internazionale. Ed è in questo quadrilatero della società multiculturale che Dedalus ha voluto le sue “Officine” dove promuovere diritti e inclusione. In una di queste aule ci sono Thilan, Ghilman, Andrea, Anas e Rahib che sono pronti con il taccuino in mano. Dopo aver partecipato a un progetto, oggi vogliono imparare a fare podcast e web radio: la loro voce per esprimersi e raccontare. Hanno l’entusiasmo e l’occhio furbo dei 16 anni di chi può trovarsi davanti un giornalista radiofonico come Dario Sarnataro, a un attore come Francesco Di Leva e a presidenti di cooperative sociali. Tra i banchi di quelle Officine i ragazzi studiano e trascorrono le ore tra laboratori, attività e progetti di inclusione. I “gomitoli” sono i legami che Dedalus prova a riannodare per una generazione che vive pandemia e guerra. E con la loro voce, Ghilman e i suoi compagni hanno posto le domande ai cooperatori e alle cooperatrici sociali che si sono riuniti nell’evento Il futuro adesso di Legacoopsociali dell’11 novembre proprio a Officine Gomitoli. La giornata è stata organizzata per presentare il nuovo numero del magazine nelpaese.it che parla di innovazione e nuove generazioni cooperative. Da diverse parti di Italia sono giunti cooperatori e cooperatrici sociali – coop sociale Koinè di Milano, coop sociale Iskra in Basilicata, Raccolti di comunità in Umbria e coop sociale Tam di Napoli – per presentare i loro progetti innovativi e confrontarsi con giovani parlamentari neoeletti come Marco Sarracino, Marta Schifone e Dario Carotenuto. Dopo la pausa pranzo che ha visto sul tavolo i prodotti della cooperativa sociale Eva di Santa Maria Capua Vetere, impegnata da anni nei centri antiviolenza e che con le Ghiottonerie di Casa Lorena opera in un bene confiscato al clan dei Casalesi, il pomeriggio ha visto protagonisti proprio i ragazzi. Che cos’è una cooperativa? Perché fare una cooperativa?
Le loro domande sono state poste a un’altra generazione che ha visto nascere oltre 40 anni fa la cooperazione sociale. Eleonora Vanni – presidente nazionale Legacoopsociali, Andrea Morniroli – oggi coordinatore del Forum Disuguaglianze Diversità, insieme ad altri componenti della presidenza nazionale dell’associazione come Alberto Alberani, Giancarlo Rafele, Marta Battioni e Anna Vettigli hanno risposto ai ragazzi portando con sé anche le motivazioni individuali di una scelta. “Noi siamo quelle imprese che lavorano senza padrone – ha detto la presidente Vanni – perché i soci delle cooperative sono coloro che hanno messo il capitale sociale, le loro energie, le loro intelligenze e capacità e quindi partecipano e danno occasione di sviluppo instaurando con la cooperativa un rapporto di lavoro”. “Per me la cooperativa non è nemmeno un lavoro – ha affermato Rafele – la mattina dico ‘vado in cooperativa’ quando incontro le persone”. Sono risposte che sanciscono un incontro tra generazioni. Il dibattito di quel pomeriggio ha messo al centro il senso della cooperazione sociale e il suo ruolo “politico”, quello di riuscire a cambiare o a incidere sui processi economici e sociali. Poi c’è il tema del lavoro e dell’agibilità per far esprimere talenti e professionalità nella fase di quella “great resignation” che ha visto le dimissioni da lavoro dipendente dagli Usa fino all’Europa e al nostro Paese. La cooperazione può candidarsi per essere un’officina di idee per le nuove generazioni.