Un braccio mozzato nella cassetta di frutta

Si fa un gran parlare di funzione sociale dell’impresa, di benessere dei dipendenti, di team building e di leadership collaborativa come nuova frontiera del management.
Una visione, sicuramente affascinante, che ci proietta nel futuro dello sviluppo sostenibile. Il mantra di questi nostri giorni.
Poi ti arriva l’immagine, drammatica e plastica, di un braccio mozzato dentro ad una cassetta di frutta. Lavoro nero, caporalato, riduzione in schiavitù? In attesa che la giustizia faccia chiarezza, la nostra mente non può fare a meno di pensare all’Africa nera di fine ottocento…
Invece no. Benvenuti nel ricco ed opulento Occidente, estate 2024.
Bella la narrativa del pomodorino bio e della pesca a chilometro zero.
Quanta strada però rimane da percorrere, per riempire di sostanza uno storytelling che vuole rassicurare tutti noi consumatori, ma che fa a cozzi con quel braccio mozzato… e che chiude inesorabilmente lo stomaco.
Esiste un limite anche alla barbarie. Sta alle imprese che credono, davvero, nella loro funzione sociale, garantire con i fatti che dignità e rispetto dei lavoratori sono il comun denominatore lungo tutta la catena del valore.
Perché altrimenti è solo socialwashing, un’altra frontiera effimera del marketing delle emozioni, pronta a dissolversi alla prossima tragedia del lavoro nero