La folle scommessa

Academy cinematografica per persone con disabilità intellettiva e relazionale

Una montagna da scalare: Poti. Un progetto nato “per caso” lì, in mezzo al verde, alla foresta e con tanta voglia di credere nell’impossibile.
«Poti Pictures è un progetto della cooperativa sociale Il Cenacolo di Arezzo, nato vent’anni fa sull’Alpe di Poti dove ci divertivamo a fare piccole riprese e “filmini” per prendere in giro i film di Hollywood». A parlare è Daniele Bonarini, regista e formatore della casa di produzione cinematografica sociale, la prima al mondo con questa dicitura. Nel 2015 la Cooperativa, nata per l’inclusione lavorativa di persone con disabilità, ha deciso di investire su questo progetto, che si fonda sul binomio cinema e disabilità e ha voluto quindi dare la possibilità a ragazzi con disabilità intellettiva di formarsi come attori. «Va detto che è stata una follia vera e propria: dare la possibilità e guidare persone con disabilità intellettiva e relazionale a confrontarsi e studiare un copione, i personaggi e le battute, imparare a esprime emozioni interpretando ruoli davanti ad una telecamera e, come tutti, soffrendo d’ansia da prestazione, è qualcosa di incredibile! Metterli in condizione di lavorare per ore come attori preparati su un set professionale complesso è un risultato importante premiato con circa 130 premi e riconoscimenti nazionali ed internazionali e l’emozione di questi ragazzi nell’andare a presentare il nostro lavoro nei Festival in giro per il mondo è molto appagante. Una crisi di nervi avuta da uno dei nostri ragazzi mentre giravamo Uonted!, la prima all’età di quarantacinque anni, mi ha trasmesso il bellissimo messaggio che lo avevamo messo in condizione di confrontarsi con i propri limiti e tentare, per la prima volta, il passo più lungo della gamba mettendosi alla prova con se stesso. Un risultato straordinario, non solo in termini cinematografici, ma anche di crescita personale».
I progetti e film della Poti Pictures sono veri e propri investimenti che la cooperativa fa non solo per permettere a tanti giovani e meno giovani di cimentarsi nell’arte attoriale cinematografica, nell’esperienza di auto-rappresentarsi nel cinema, ma anche per creare una nuova rappresentazione della disabilità.


Ecco, quindi, la nascita della Poti Pictures Academy. «Professionalità davanti ad una cinepresa è il minimo che il percorso offre, quando gli attori sono persone con disabilità, il lavoro diventa più difficile e allo stesso tempo stimolante. Difficoltà che non si superano se non metti in atto un lavoro di squadra composta da diverse professionalità, tra cui Michele Grazzini, produttore esecutivo, e Sara Borri, psicologa formatrice e provi a vedere il mondo con gli occhi di chi ti sta di fronte.
«Fare l’attore è un lavoro complicatissimo, che richiede un’intelligenza sopraffina ed un lavoro straordinario su se stessi, ed è un lavoro normalmente precluso per persone con una disabilità intellettiva anche importante come quelle che frequentano la nostra Academy. Fare cinema, per noi significa dimostrare che, se riesci a sfondare alcune importanti barriere, si può fare. Per questo, per esempio, l’Academy costruisce il film sui suoi attori, e non viceversa come normalmente accade nella scrittura cinematografica».

L’Università di Siena ha studiato l’Academy e la stessa Poti Pictures, mettendola al centro di una pubblicazione scientifica, considerando l’approccio adottato un metodo straordinario, unico e innovativo. L’Academy, inoltre, si avvale di importanti collaborazioni come quella di Giovanni Calcagno, che insegna acting coaching all’ultima classe e Claudia Gerini, madrina del progetto.
Ma cosa manda avanti questo progetto?
«I genitori, quando vedono i figli stravolti, cambiati, ci ringraziano. Non abbiamo la pretesa di curare nessuno, proviamo ad alzare l’asticella tutti i giorni, tutte le ore di lezione. Noi abbiamo persone con disabilità intellettiva e relazionale e ad esempio, girando “Il portiere” un babbo è venuto da noi a dirci che suo figlio è partito ragazzo e tornato a casa uomo…non sa come ringraziarci».

“Fare cinema, per noi significa dimostrare che, se riesci a sfondare alcune importanti barriere, si può fare”

Una delle ultime “esperienze” della Poti Pictures è stata girare in collaborazione con la Eagle Pictures “Il portiere”, un cortometraggio girato in una settimana, con 80 persone tra attori, comparse e stuntman professionisti, tricamper con camerini e quarantasette gradi e il lavoro non finisce qui: «Siamo impegnati con l’Academy da più di dieci anni grazie alla collaborazione con il Comune di Arezzo, Intesa San Paolo, Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze e il Consorzio COOB. Stiamo creando una classe permanente di formazione che noi chiamiamo Masterclass e per quest’anno stiamo preparando una commedia con venature fantasy».
Disabilità e cinema è un connubio in continua evoluzione, straordinarie interpretazioni anche in campo internazionale ma nel suo piccolo, dalla piccola alpe di Poti fino a Hollywood, la Poti Pictures ha vinto una scommessa… folle.