Di Walter De Benedetto abbiamo parlato a lungo, anche su Inedita magazine, della sua battaglia per il fine vita, per non soffrire con l’uso terapeutico della cannabis. Eh si, Aloe, betulla, arnica, mirtillo, melissa e malva. Perché con le altre sì e con lei è tanto difficile? Sappiamo che la cannabis, come molte altre piante, può curare e alleviare le sofferenze di diverse patologie. Una pianta usata per millenni, che dall’ultimo secolo è oggetto di attenzione di tutte le polizie del mondo. E allora come mai? E’ la legge, bellezza! Verrebbe da dire… Sono migliaia i malati che potrebbero trarne benefici e invece, a causa di restrizioni legislative e farraginosità burocratiche, poca formazione dei medici di base, sono solo una modesta parte i pazienti che ancora beneficiano delle sue potenzialità terapeutiche. Bedrocan, Sativex, farmaci che fra l’altro continuiamo a importare dall’estero, Canada e Olanda con costi altissimi, perchè la marijuana che lo Stato Italiano coltiva al Farmaceutico militare è assolutamente insufficiente. La Regione Toscana per prima e poi altre Regioni, hanno cercato di varare provvedimenti che andassero incontro alle esigenze dei malati, nel rispetto della libertà di cura. Anche alcune recenti direttive nazionali vanno, seppur lentamente, in questa direzione. Ma molto ancora resta da fare per abbattere il muro di resistenze che costringe molte persone a rinunciare o intraprendere percorsi più o meno illegali di approvvigionamento. Il dibattito riaperto anche con la morte di Walter e di altri che con lui hanno portato avanti questa battaglia, soprattutto sul fallimento delle misure proibizioniste, è un fatto positivo. Abbiamo alle spalle troppi anni di danni causati da leggi e pregiudizi di ideologico proibizionismo e di cure con antidolorifici chimici e psicofarmaci che potrebbero essere sostituiti dalle potenzialità terapeutiche e naturali “dell’erba medica”. Magari subire processi penali o peggio ancora finire in galera. Una radicale revisione delle nostre leggi sul consumo di cannabis e derivati non è più rinviabile. Ma con questo Governo questa priorità parrebbe sfuggire. Eppure si riuscisse a mandar in porto un perfezionamento del disordine legislativo e della produzione “a chilometro zero”, magari anche con l’autoproduzione segneremmo una svolta fondamentale di rispetto dei malati e di assoluta civiltà.
L’erba medica
Tanti governi provano a seppellirla, senza sapere che è un seme