La solidarietà non è dare, ma agire contro le ingiustizie

Emmaus Laterina, 50 anni di impegno con gli scartati della società

Accogliere persone fragili e vulnerabili attraverso una vita comunitaria, mettendo in pratica una forma di economia solidale e circolare, diventando protagonisti di cambiamento. Questa in sintesi è Emmaus, un movimento internazionale fondato dall’Abbé Pierre in Francia nel Dopoguerra e che vanta sedici gruppi in Italia. Uno di questi è la Comunità Emmaus di Laterina, che fondata dall’aretino Franco Bettoli, compie nel 2023, i suoi primi 50 anni di vita.

Emmaus accoglie persone fragili e vulnerabili che per vari motivi non riescono più ad andare avanti da sole, magari dopo un periodo difficile. Una sosta, per rimettersi in carreggiata, rimarginare ferite, metabolizzare traumi, attraverso la convivenza con altre persone che vivono situazioni simili, l’aiuto paritario e il lavoro. Nelle comunità Emmaus non ci son cancelli o costrizioni, quando si è pronti, si può riprendere il proprio percorso di vita.

Le comunità si sostengono attraverso il recupero e il riutilizzo di materiali che altrimenti verrebbero buttati. Si svuotano soffitte e cantine, si aggiustano oggetti ancora utilizzabili, si da spazio alla creatività. E poi si vendono a prezzi popolari. Lo scarto diventa risorsa. Lo si fa con gli oggetti, ma il discorso vale anche per le persone. Gli scartati della società hanno sempre una dignità, hanno sempre un valore, sanno sempre essere utili. E il grande “mercatino” solidale messo in piedi negli anni nei pressi di Laterina è lì a testimoniarlo.

“Non c’è pace in un mondo di miseria e sofferenza”. Questa affermazione dell’Abbè Pierre ha portato Emmaus a diffondersi in tutto il mondo attraverso iniziative di solidarietà internazionale e impegnandosi fattivamente per la pace. La comunità Emmaus di Laterina, già dagli anni ‘90 si è impegnata a sostegno delle popolazioni bosniache e oggi prosegue quel percorso aiutando economicamente il gruppo FIS (Forum Internazionale della Solidarietà) di Emmaus Bosnia, che lavora dal 1999 con migranti e rifugiati, implementando e sviluppando alcune strutture a pochi chilometri dal confine con la Croazia.

“Franco Bettoli l’ho conosciuto nel ’94, da là parte la storia di Emmaus Bosnia, che adesso da lavoro a più di 270 persone e vi prestano servizio più di 100 volontari – spiega Hamzalja Okanovic, direttore Emmaus Bosnia -. Una delle aree dove siamo più impegnati è quella della risposta alle catastrofi umanitarie e una di queste riguarda i migranti che si trovano nel nostro paese. Anche se sono passati più di 25 anni dalla fine della guerra la situazione è ancora difficile soprattutto da un punto di vista sociale. Per questo noi lavoriamo moltissimo con i rimpatriati dopo la guerra in Bosnia-Erzegovina, il nostro focus è nella parte orientale della Bosnia e a Srebrenica. Franco Bettoli aveva l’idea di iniziare il lavoro nel Paese proprio da Srebrenica aiutando le tantissime donne che in quel periodo avevano perso mariti e fratelli. Un altro ambito di intervento riguarda la preparazione e distribuzione di oltre 4mila pasti al giorno in tutto il Paese. Un nostro centro di accoglienza ospita più di 430 persone con difficoltà. Penso che i cittadini di Arezzo devono conoscere la storia di Emmaus Bosnia, è grazie al loro concittadino, Franco Bettoli, che esiste”.