Ogni associazione ha una sua storia che spesso nasce e si sviluppa da un dolore personale; un impegno che oggi, vista anche la situazione socio assistenziale italiana, è diventato fondamentale. Sempre più spesso, infatti, il volontariato si sostituisce al sistema assistenziale pubblico. AIL (Associazione Italiana contro le Leucemie/Linfomi e Mieloma) Federico Luzzi di Arezzo è una di queste. Nelle parole di Francesca Luzzi la forza e la motivazione di un impegno costante.
Tutto nasce ad un lutto terribile e fulminante nel 2008 quando in pochi giorni Federico Luzzi, tuo fratello, campione di tennis in grande ascesa viene colpito a soli 28 anni da una leucemia fulminante.
“Quei giorni sono scolpiti dentro di me. Una prima diagnosi di polmonite poi le parole che sono rimbombate nella mia testa ed ho faticato a capirne il significato, leucemia mieloide acuta, ricordo ancora il suo sguardo, ricordo la paura, l’impotenza. Subito il ricovero, le prime terapie ma purtroppo la malattia era già in fase avanzata. Federico muore dopo aver tentato di tutto per salvarlo.
Spesso ci avviciniamo all’impegno sociale e del volontariato a seguito di un evento che ci tocca da vicino, ma forse è un errore, dovremmo essere presenti ed attivi anche prima che ne pensi?
Si è vero spesso è cosi, capita che da un fatto tragico venga fuori invece un qualcosa di importante. Federico era un atleta professionista ed era molto conosciuto, la sua morte ha provocato un profondo sgomento in tantissime persone. La nostra famiglia travolta dagli eventi ha deciso di fondare subito un’associazione dove veicolare i proventi dei tantissimi eventi organizzati in tutta Italia per rendere omaggio e ricordare Federico. Eravamo dilaniati dal dolore ma con l’obiettivo di dare un contributo alla ricerca sulle malattie ematologiche, linfomi e mieloma, siamo riusciti a raccogliere una cifra sufficiente per dare vita alla Sezione Ail Federico Luzzi di Arezzo che dal 2009 si occupa di finanziare la ricerca di supportare il reparto e il DH di ematologia, di fornire assistenza medica e psicologica domiciliare ai pazienti ematologici e di rimborsare le spese dei pazienti Aretini che per il tipo di patologia a volte sono costretti a spostarsi in città lontane .
Oggi come vivi questo impegno e che risposte trovi dalla comunità ?
Io facevo un altro lavoro, i primi mesi successivi alla morte di Federico non li ricordo, sono offuscati, confusi, ricordo che un giorno decisi che io dovevo occuparmi della gestione dell’associazione. All’inizio è stata molto dura, difficile parlare di lui senza piangere.
Poi con gli anni ho capito quanto è importante quello che facciamo, abbiamo lavorato tanto e realizzato tanti progetti, abbiamo reso Federico immortale impegnandoci con tenacia e dedizione a d alleviare le sofferenze dei malati.
I tuoi sentimenti verso la malattia che ti ha portato via tuo fratello quali sono ?
Non avevo mai sentito la parola leucemia, solo pronunciarla era un pugno allo stomaco. Poi nella vita devi scegliere: scegliere se essere arrabbiata con il mondo oppure fare tutto quello che è possibile per aiutare, con il sorriso e la gentilezza. Io ho scelto di fare così nel ricordo di mio fratello.
Associazionismo e terzo settore, che ne pensi ? Cose serve oggi: più professionalità, più soldi, più impegno civico diffuso o maggiore collaborazione dalle istituzioni?
Penso che il volontariato deve venire dal cuore, secondo me questo voler trasformare le associazioni in aziende non è corretto. Il volontariato è arricchimento ma è anche faticoso, devo dire la verità, ultimamente facciamo fatica a trovare volontari disposti a rimboccarsi le maniche e collaborare con noi per le campagne di raccolta fondi. Per fortuna grazie al nostro impegno, AIL Arezzo ha una fitta rete di attività commerciali, aziende e tante persone che ci supportano e acquistano da noi.