Il progetto si chiama Milia: è della Regione Toscana ed è finanziato dal Ministero della Giustizia. Serve all’inserimento socio lavorativo di detenuti a Gorgona e Pianosa ed ha coinvolto anche persone ristrette nelle carceri di Livorno e Porto Azzurro. 4 anni di attività si sono concretizzati in migliaia di ore di formazione, rilascio di patentini e la nascita di un laboratorio, in via di attivazione, per trasformare prodotti agricoli. L’assessora regionale al lavoro e alla formazione Alessandra Nardini ha definito il progetto “un’esperienza importante e preziosa. Potersi formare e poter lavorare mentre si sconta la pena in carcere riduce notevolmente il rischio di recidiva perché favorisce poi il corretto inserimento o reinserimento lavorativo successivo. Questo è un tema su cui c’è ancora tanto da fare e la situazione carceraria è un problema molto importante a livello nazionale, ma come Regione ci impegniamo a fare la nostra parte, per sostenere il ruolo rieducativo che il carcere dovrebbe avere costruendo anche un percorso di reinserimento”.
Agricoltura e agrolimentare sono i settori su cui Milia ha maggiormente sviluppato le attività di formazione, alla luce anche delle attività lavorative svolte storicamente da detenuti sulle due isole dell’Arcipelago toscano.
Prigione: sbarre ma anche formazione
Il progetto Milia per favorire il reinserimento lavorativo dei detenuti. Nardini: “Esperienza importante e preziosa”