Coltivare sogni è possibile

Storia e persone della cooperativa La Proposta

Cooperazione sociale. Psichiatria. Mondi non lontani quando si parla di inserimenti lavorativi, ancor meno quando scendendo da Piazza del Campo, Siena, arriviamo all’Orto de’ Pecci, un luogo che negli ultimi quarant’anni ha visto crescere una cooperativa, i suoi progetti e le sue persone.
Fondata nel 1983, una cooperativa di tipo B, che in questi quarant’anni si è evoluta e professionalizzata al punto da essere riconosciuta come punto di riferimento in tutto il territorio senese, ha, quasi da subito, in questa valle verde (detta anche Valle di Porta Giustizia) la sede delle proprie attività e dei propri servizi.
Andrea Friscelli, fondatore e primo presidente della cooperativa ricorda che “quando iniziò a prendere forma l’idea di fondare una cooperativa di solidarietà, come si denominavano al tempo, che si sarebbe chiamata La Proposta, eravamo solo 17 persone tra medici, infermieri, assistenti sociali, giovani disoccupati e pazienti, mentre per legge ne servivano 20 per divenire operativi. Ma noi cominciammo con meno. Anche se presto raggiungemmo i quorum richiesto”. Prosegue Friscelli ricordando che “lo scopo, al tempo, era trovare attività lavorative in cui inserire pazienti psichiatrici e ragazzi con problemi di tossicodipendenza”.
Inizialmente la cooperativa rimase quasi inattiva, ma la spinta che la Legge Basaglia del 1978 aveva dato entusiasmava gli animi e permetteva di guardare al futuro con ottimismo: “In provincia erano nate esperienze di quel tipo: noi eravamo un servizio pubblico, quindi poi dovevamo strutturarci. Per un anno ci assestammo, poi grazie al presidente dell’USL 30, Vittorio Meoni, arrivò l’opportunità di prenderci carico del grande orto interno all’Ospedale Psichiatrico di San Niccolò”.
Un orto che, di fatto, produceva ortaggi e frutta per i pazienti e per i dipendenti dell’ex manicomio, un villaggio sparso, quasi una città nella città, che contava quasi duemila persone. “Al tempo, per lavorare un orto del genere (prosegue Friscelli), era necessario impiegare minimo 20 persone. Ci buttammo, anche se nessuno di noi aveva nozioni di orticoltura. Gli inizi furono difficili e i maestri furono gli anziani malati che stavano mettendo a frutto le loro nozioni di vita di campagna acquisite fuori da quelle mura. La produzione, dunque, veniva totalmente assorbita dalla cucina dell’ospedale e, per farvi capire quanto era difficile, talvolta, ci venivano fatti dei ribassi di prezzo per i risultati scarsi che avevamo inizialmente. In un primo momento i nostri proventi venivano da una convenzione con la USL che permetteva a 15 inserimenti di avere un contributo: 300mila lire al ragazzo e 100mila lire alla cooperativa. Eravamo “figliastri” della USL: telefono, bolletta della luce, camioncini, tutto di loro proprietà o pagati dalla stessa Unità Sanitaria Locale. Dal 1984 al 1994 andò così, fino a quando anche a Siena i buoni risultati della Legge 381/1991 arrivarono”.
Fu la svolta. Nel giro di poco tempo aumentarono gli incarichi e i lavori, e questo comportò investimenti e assunzioni. La cooperativa arrivò ad avere anche quaranta dipendenti di cui ¾ svantaggiati. Non solo l’orto, ma custodia e guardiania dell’Università per Stranieri di Siena, la raccolta differenziata e porta a porta in una
parte del centro storico (in questo la nostra cooperativa insieme a Servizio e Territorio è “pioniera” nell’espletamento del servizio), pulizie di alcuni ambienti pubblici come la Casa dello Studente, attività di ristorazione, prima stagionale e poi continuativa. La Proposta era in continua evoluzione.
La ristorazione. Il nostro ristorante “All’Orto de’ Pecci”, dal 1998 è diventato uno dei punti forza anche perché è un’attività che viene gestita direttamente da noi per cui non dipendiamo da fondi o finanziamenti esterni, ma il suo successo è legato all’apprezzamento e all’affezione che i nostri clienti (senesi e non) nel tempo ci hanno sempre dimostrato.
“Ci siamo completamente svincolati dalla USL. Nel 2001 mi dimisi dalla USL per divenire cooperatore e presidente de La Proposta per 28 anni, fino alla soglia simbolica di un milione d’euro di fatturato, giunto nel 2008. Fu una scelta azzardata, ma furono gli anni più entusiasmanti della mia carriera”, conclude Friscelli.

Un “orto” che diventerà “il fiore all’occhiello della cooperativa” dice Annalisa Violini, educatrice professionale che lavora presso l’Unità Funzionale di Salute Mentale di Siena e collabora dal 2008 con la cooperativa.
“Mi occupo di pazienti che sono inserimenti lavorativi: facciamo inserimenti socioterapeutici, inserimenti in ambiente di lavoro, non contratti ma percorsi terapeutico riabilitativi. Hanno tutor all’interno, ricevono un gettone di presenza e abbiamo con i responsabili de La Proposta incontri e momenti di confronto continuativi necessari per riscontrare capacità e competenze necessarie ad un percorso di crescita della persona.
La Proposta è una preziosa realtà: troviamo persone particolarmente complesse o persone che ancora non conosciamo e inserirli all’interno di una cooperativa multifunzionale ci serve per capire come si possono muovere in ambito lavorativo”.
Il valore e il lavoro de La Proposta non è comune nel territorio senese: “Unica cooperativa, rispetto ad altre con cui collaboriamo, che per la quantità di pazienti facciamo verifiche mensili strutturate. Vengono attivati importanti tutoraggi: quando gliele affidiamo siamo sicuri che vengono seguite adeguatamente, cioè con giusto orario e con un tutor affidabile e preparato.
La cooperativa ha avuto un’evoluzione costante: “È diversa da realtà simili, ha un’ottima capacità imprenditoriale, professionalità ed opportunità al suo interno. Il futuro deve essere diventare impresa sociale, crescere in questo modo e non rimanere ancorati alla vecchia modalità delle commesse e/o convenzione”, conclude Violini.
La storia de La Proposta è arrivata ai suoi primi quarant’anni e di persone importanti in questi lungo percorso ce ne sono state tante.

Lo “storico della cooperativa”, Andrea Friscelli, ricorda in particolare Peris Brogi, fondamentale per ottenere i primi rapporti di lavoro con la USL; Roberto, un inserimento lavorativo, dal passato burrascoso, che si occupava degli animali, li badava e cresceva, ma che con la sua vena artistica e poetica allietava tutti con disegni e rime che conserviamo ancora oggi esposte nel ristorante. E, infine, come non rammentare il primo barman, Edo, “un uomo poco amichevole coi clienti”, con lo stuzzicadenti in bocca ed il cappello in testa. Ti guardava male prima di fare il caffè più imbevibile della città. Ma è (perché ancora in vita) una brava persona, di grande cuore, che rappresentava lo spirito di quella che per noi è sempre stato il motivo della nostra esistenza: la dimensione umana e sociale.
Ah, non preoccupatevi: l’aneddoto di Edo al bar con lo stuzzicadenti è di decenni fa.
Oggi ogni normativa e legge sono, logicamente rispettate. Ma anche quelli erano anni molto belli e stimolanti. Vediamo i prossimi quaranta.