“I politici la preferiscono al silenzio”
La satira informa, deforma?
Direi interpreta. Generalmente si lavora su notizie già ampiamente conosciute e funziona quando l’interpretazione della notizia è inaspettata, ma sempre credibile.
La satira può portare al cinismo?
Ci sono diversi modi per affrontare in modo satirico un evento o una notizia. Se l’autore satirico è una persona che soffre per le ingiustizie del mondo attua una satira appassionata e solidale con i sofferenti e, in questo caso, non c’è mai cinismo. Se invece costruisci una battuta satirica osservando dall’alto le idiozie degli altri, in questo caso, più che satira, fai sarcasmo e il sarcasmo prevede una quantità più o meno grande di cinismo. Ad esempio posso dire che una battuta di Benigni è satirica ma pur sempre affettuosa. Una scena satirica di Monicelli è, in genere, più feroce e sarcastica.
Che rapporto hai avuto con Berlinguer?
Un rapporto fantastico. Quando si lasciò prendere in braccio da Benigni durante una festa dell’Unità, diede una prova di intelligenza e di qualità umana sublime. Forse Gramsci avrebbe potuto accettare di fare una scena simile a quella. Ma tutti gli altri, da Togliatti a Mao Tze Tung, non ce li vedo proprio. Tra l’altro io sono l’unico disegnatore satirico al mondo che ha fatto una vignetta satirica sul segretario del partito, pubblicata in prima pagina dell’organo ufficiale dello stesso partito. Incredibile, no? La vignetta la feci per un congresso che si svolgeva a Reggio Emilia che aveva come riferimento culturale Ludovico Ariosto, il tema politico era invece la sognata “Terza via”. Io disegnai un Berlinguer in viaggio verso la luna a cavallo dell’ippogrifo di Astolfo, Bobo da terra lo salutava dicendo: “Vai e portaci la terza via!”.
Ti hanno mai censurato?
No. Ci sono stati tentativi pesanti di farlo ma mi sono sempre rifiutato. Lo scontro più forte fu su un numero di Tango dedicato alla morte di Guttuso. La sua scomparsa avvenne in un coacervo di polemiche legato alla sua eredità mentre, in contemporanea, uscì la notizia (vera) della sua conversione in punto di morte alla religione cattolica. Il titolo del giornale era: “Dio c’è e vuole la sua parte di eredità”. Alla redazione dell’Unità si arrabbiarono in molti e il direttore, Gerardo Chiaromonte, tentò disperatamente di farmi cambiare idea. Alla fine vinse il suo animo tollerante e illuminista e, come Voltaire, mi disse: “non sono d’accordo con te, ma difendo il tuo diritto di espressione”. La vignetta uscì regolarmente sulla pagina prevista mentre, in contemporanea, sulla prima, un piccolo trafiletto del direttore esprimeva il suo disaccordo. Grande Chiaromonte e grandi tutti i “miglioristi” del PCI.
Hai scritto un libro bello e sincero, Storia sentimentale del PCI. Quasi autoanalisi?
Sicuramente. Non avevo un piano preordinato su come svolgere il tema. L’ho scritto su richiesta della casa editrice e l’ho raccontato giorno per giorno ad un loro redattore. Solo alla fine mi sono accorto che aveva un filo rosso che correva per il libro, portandomi a una conclusione
pesante e inaspettata: tutti i nostri guai nascevano dalla scissione del ‘21. Non avrei mai avuto il coraggio di ammetterlo, ragionando a freddo. Con questo sistema del racconto a puntate, la dura e inconscia verità ha preso il sopravvento.
I politici di oggi si meritano la satira o il silenzio?
La satira in genere la cercano per farsi pubblicità. Il silenzio invece lo giudicano un brutto affare.
Sergio Staino
Toscano, nato a Piancastagnano nel 1940. Ha iniziato con la politica a Firenze nei marxisti leninisti. E’ quindi passato al fumetto
e alla satira con Linus, inventando il suo alter ego, Bobo, pubblicato per la prima volta nel 1979 sulla rivista diretta da Oreste del Buono. Dopo collaborazioni con L’Unità e il Messaggero, nel 1986 fonda e dirige Tango, settimanale satirico. Diventa anche autore televisivo (“Cielito
lindo”, un varietà satirico con Claudio Bisio e Athina Cenci), sceneggiatore e regista (nel 1989 “Cavalli si nasce” e nel 1992 “Non chiamarmi Omar”). Dal 2016 al 2017 è Direttore de L’Unità. Attiva quindi collaborazioni con La Stampa, Avvenire, Tiscali Notizie e Il Riformista.