Un lavoro per chi è ai confini del sistema economico, una coperta per chi è ai margini della società
Si racconta che i primi tentativi di addomesticare una pecora siano stati fatti nella terra della Mezzaluna fertile, l’antica Mesopotamia, quasi 11mila anni or sono. Lungo tutta la storia dell’umanità è stato simbolo religioso e laico, ma soprattutto è stato (ed è ancora) un animale che ha contribuito in maniera fondamentale allo sviluppo umano. La pecora ci dà di tutto: latte, carne, vello ed è un simbolo di calore, di mansuetudine e di forza di gruppo.
Sheep Italia parte proprio da qui: dalla forza del gruppo e dal calore della solidarietà e della fiducia reciproca.
Nata a Firenze nel 2019 da una idea di Saverio Tommasi, giornalista e scrittore da sempre impegnato su temi sociali e campagne solidali. Questa onlus senza scopo di lucro ha l’obiettivo di insegnare il lavoro a maglia e all’uncinetto a tutte quelle persone che si trovano in una condizione di svantaggio, che sia economico, sociale o psicologico.
“L’idea è maturata nel corso degli anni. Era da tempo che volevo provare a costruire un qualcosa di nuovo partendo dalle relazioni, dai gruppi, dagli insegnamenti – racconta Saverio.E’ stato proprio grazie alle relazioni con un gruppo di persone e amici che sono riuscito a dar vita a Sheep Italia. L’idea di partenza era quella di fare assieme ad altre persone qualcosa di utile e che al tempo stesso divertisse farlo. Alla base di Sheep Italia c’è l’idea che nessuno di noi basta a se stesso, ma ci teniamo ben stretti anche il nostro lato divertente e gioioso, che credo sia fondamentale. Sheep nasce per insegnare a lavorare a maglia, a scopo terapeutico e gioioso, a persone che hanno avuto qualche inciampo nella loro vita, dalla solitudine alla malattia mentale, dai rifugiati all’emarginazione sociale. Poi siamo cresciuti e ci occupiamo anche di altro”.
“Il lavoro a maglia è vario, è fantasioso, abbatte gli stereotipi, è rivoluzionario, è disarmato, è costruttivo.”
Saverio ci riceve nella sede dell’Associazione in via Pagano a Firenze, spazi funzionali all’insegnamento e all’aggregazione, ricchi di colori e tessuti di lane che danno allegria e ci predispongono ad un dialogo senza rete.
“Il lavoro a maglia è ‘terapeutico’, è vario, è fantasioso, permette di parlare e conversare – e aprirsi – quando è fatto in gruppo. Il lavoro a maglia abbatte gli stereotipi, è rivoluzionario, è disarmato, è costruttivo. Con il lavoro a maglia si dialoga fra lingue diverse, si abbattono confini e si costruiscono cappelli e maglioni per tutti. Il lavoro a maglia è sovversivo rispetto al silenzio e alla testa chinata di fronte alla vita”.
Assieme a Sara Aurigi – educatrice e coordinatrice dei progetti di Sheep Italia – scopriamo i progetti ed il grande impegno che c’è dietro ad ogni coperta o gomitolo di lana, Susanna Gianfrancesco, volontaria del progetto Borse Lavoro e assemblatrice per “Coperte per senza dimora”, ci racconta quanto sia emozionante e gratificante stare sul campo e conoscere tante persone da tutta Italia, e poi c’è Blessing Richard che dalla Nigeria sta cercando la sua strada professionale grazie a Sheep Italia. Scopriamo dopo che quel sorriso luminoso e quell’entusiasmo contagioso nascondono anche una talentuosa cantante.
“In questo momento Sheep Italia porta avanti 3 progetti – racconta Saverio. Uno è rappresentato dalle coperte dei senza dimora. Grazie alla collaborazione di altre associazioni, distribuiamo le coperte che realizziamo con migliaia di volontarie e volontari sparsi in tutte le regioni. Alcune persone ci spediscono le loro coperte già complete, realizzate a mano con lane colorate belle e calde, altri ci spediscono quadratini di lana che poi i nostri volontari assemblano qui in sede. In questi giorni stiamo chiudendo le distribuzioni del 2021 e supereremo le 1000 coperte distribuite, nel 2020 sono state 587. Questo non è un segnale negativo… nel senso che non sono raddoppiate le persone che hanno bisogno, sono raddoppiate le persone che noi siamo stati in grado di raggiungere. Purtroppo le persone che avevano bisogno c’erano anche quando ne abbiamo distribuite 587 e ci saranno anche dopo. Per strada non si incontrano solo gli stranieri, come molti pensano. Quando usciamo di notte sotto i portici in mezzo ai cartoni incontriamo persone di ogni età e provenienza, uomini e donne che con il Covid non hanno solo perso il lavoro ma anche la speranza “.
“Quello che facciamo quisi rivolge a persone
che non hanno altro modo di entrare nel mercato
del lavoro. Persone brave, volenterose, intelligenti, che trovano, barriere che difficilmente riescono
a superare da sole.”
“Un altro settore che ci impegna molto è quello dell’insegnamento del lavoro a maglia che coinvolge persone con una vulnerabilità di provenienza, di salute o persone rifugiate, migranti o anche alcune solitudini particolari magari collegate alla quarta età. Abbiamo anche progetti di collaborazione con alcune RSA che si stanno rivelando molto efficaci. Questo percorso, senza dubbio, è molto importante per dare una base abilitante sul lavoro a maglia, ma noi cerchiamo di dare di più, di arricchire questo progetto con un lavoro di gruppo, con percorsi di narrazione che nascono dalle biografie stesse delle persone, dalle loro storie, tutte uniche e straordinarie. In ultimo abbiamo attivato un progetto di borse lavoro. Una vera formazione professionale e preparazione al lavoro di sartoria per quattro donne con l’obiettivo di dare loro una chance in più. Competenze e abilità spendibili nel mondo produttivo”.
Una goccia nel grande mare del lavoro, ma che, visto da via Pagano a Firenze, sede di Sheep Italia, colpisce al cuore.
“Quello che facciamo qui si rivolge a persone che non hanno altro modo di entrare nel mercato del lavoro. Persone brave, volenterose, intelligenti che trovano, nel mercato del lavoro, barriere che difficilmente riescono a superare da sole. Spesso questi bisogni non vengono percepiti e ascoltati. Noi cerchiamo di dare voce ed opportunità a questo universo”.
Fiducia è la parola che Saverio pronuncia più spesso e con emozione nel nostro colloquio.
“Mi ha sorpreso in maniera inaspettata la quantità di persone che hanno scelto di fidarsi di quello che facciamo anche solo leggendo e vedendoci, ma sostanzialmente fidandosi di noi e scegliendo di contribuire in una qualche forma, che sia la realizzazione di un quadratino che sia una donazione. La fiducia è un sentimento che mi fa stupire sempre. Quando penso alle decine di volontarie che si impegnano in Sheep vedo in loro un atto di fiducia straordinario. La fiducia non è scontata e bisogna guadagnarsela giorno dopo giorno.
In questi due anni non ci siamo mai sentiti soli. Certo ogni giorno incontriamo difficoltà, pratiche e organizzative, ma incontriamo tante altre realtà con cui collaboriamo e ci confrontiamo.
Per il futuro vorremmo continuare a rafforzare quello che abbiamo fatto, tutti i nostri progetti vanno radicati. Non sono innamorato delle novità a prescindere, puntiamo a stabilizzare i cinque gruppi che abbiamo, di insegnamento lavoro a maglia, a riprogettare per il prossimo anno (le nuove coperte), riuscire a rifinanziare le prossime borse lavoro. Stabilizzare quello che facciamo e dare speranza alle storie delle persone”.
Tutte le attività
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